quinta-feira, 12 de fevereiro de 2015

Ao Zé, por Rosana Nóbrega



José, Zé. . . Tanto faz
O nome nem importa tanto
Nessa alma de poeta encanto.

Pessoa de índole doce
Amável e bom administrador
Escritor,  amigo e declamador.

Canta, contagia e espalha sorrisos
Nas excursões de grupo poético
Honrado, trabalhador,  homem ético.

José Luiz Pires, o poeta família
Com Araci,  união de corações
Cavalheiro recheado de emoções.

(Rosana Nóbrega)

José Luiz Pires - Francilangela Clarindo

 
 
José Luiz Pires
 
José poeta
Ou Zé amigo
Sempre por perto
Em busca da poesia.
 
Luta incessante
Um público, um evento, uma oportunidade de poetar
Incandescente brilho
Zona salutar.
 
Poeta amigo
Indubitavelmente companheiro
Rodas pelo mundo
Em busca de um chão fértil
Sem nenhuma ilusão.
 
Francilangela Clarindo

ANLPPB - Projeto Vitrine - Homenagem a Aline Romariz


quarta-feira, 4 de fevereiro de 2015

Primo premio con LA VITA DI... La mia rinascita di Daniela Lelli...CONCORSO NAZIONALE "LE PIERIDI"












Intervista Daniela Lelli




1) CHI È DANIELA LELLI?

Daniela Lelli nasce a Roma il 12 ottobre 1954 lavora per anni come infermiera, inizia a scrivere brevi racconti che rappresentano sempre parte di un suo vissuto e che  riescono ad esorcizzare i suoi momenti di solitudine interiore. Ama declamare le poesie di Cesare che riescono ad arrivare al cuore di tutti con semplicità, come un discorso aperto, creando una magica fusione tra musica e poesia. Il suo grande amore per Cesare la porta a combattere  quotidianamente una malattia devastante come l’Alzheimer…infatti grazie all’amore di Cesare e alle attività condivise  riesce a mantenere allenata la sua mente ritardandone i processi degenerativi.

2) QUALI SONO I LIBRI CHE HAI PUBBLICATO?

Ho iniziato a scrivere brevi racconti arrivando a vincere vari concorsi per poi scrivere con il mio compagno Cesare Natale due romanzi a quattro mani: -L’AMORE OLTRE LA VITA e VIA DELLA FELICITA’N°8

3) OLTRE AI LIBRI QUALI ALTRE ATTIVITÀ HAI IN CORSO?

Oltre a scrivere io e Cesare portiamo avanti, con la nostra associazione Falanthra eventi culturali

itineranti “Quando la poesia diventa spettacolo” e in più un progetto di solidarietà a favore

dell’Alzheimer…una malattia  che vede crescere a dismisura la  percentuale di casi. Il nostro intento

insieme alla nostra Associazione Culturale Onlus Falanthra e in collaborazione di medici  e operatori

competenti è quello di aprire un caffè Alzheimer che noi chiameremo “Alzheimer più”che ha l’intento di

aiutare sia l’ammalato a mantenere il più a lungo le sue funzioni cognitive sia chi gli sta vicino ad

accettare con serenità ma senza rassegnazione il suo stato, indirizzando entrambi verso comportamenti

più idonei.

Riteniamo che, insieme a tutti gli amici artisti (pittori, scrittori, poeti, cantanti, musicisti, attori, stilisti),

potremo dare voce a “Chi vive nel silenzio” perché rimaniamo sempre della convinzione che, un artista sa

meglio descrivere e trasmettere emozioni e sentimenti come l’amore e l’amicizia.


4) QUALE AUTORE HAI COME GUIDA?

Ho amato fin da subito J.Prevert…figura poliedrica capace di donare  il suo amore arrivando dritto al

cuore di chi lo legge …un amore limpido , sofferto e tormentato ma mai abbandonato, l’amore come

unica salvezza per l’essere umano…un uomo dall’animo nobile ma ribelle, amante della vita ma capace di

contestarla.

5) COM’E’ IL MERCATO LETTERARIO?

Non c’è  la cultura della lettura, una pecca della nostra scuola che dovrebbe abituare gli alunni fin da

piccoli.


6) QUALI FRUTTI HA PORTATO IL SUO CONTATTO CON IL BRASILE?

Senz’altro la conoscenza con altre realtà , altri modi di vivere ma che alla fine  sono simili perché  uniti

tutti da un unico obbiettivo…DONARE…. Infatti attraverso lo scambio dei nostri scritti emerge sempre la

parola …PACE.


7) C'È UNA POESIA CHE HA SEGNATO LA TUA VITA?

La poesia che ha dato una svolta alla mia vita è stata quella che mi ha scritto Cesare e che è diventata il

nostro simbolo…”COME IL SOLE E LA LUNA”        
 



Quanto ti ho cercata negli spazi immensi della vita,

quante volte ho gridato al vento il tuo nome

Sono sicuro che da qualche parte tu ci sia

perché l’amore che ho nel mio cuore è troppo grande

sono sicuro che un giorno la distanza che ci separa

sarà solo il tempo che ci mette un ti amo

partito dal pensiero ad arrivare al cuore,

sono sicuro che sarai tu l’arcobaleno

che toglierà per sempre la pioggia dal mio cuore,

e anche se siamo distanti, e ci inseguiamo

come il giorno e la notte, come il sole e la luna

quanto ho inseguito il tuo amore,

sperando tu potessi sentirmi!

da tenere tutto per me,

ci incontreremo nel cielo

e tutti vedranno il nostro amore.

                                               Cesare Natale

LA TUA STELLA

Ad occhi chiusi Lascio scorrere il tempo,

lascio che i pensieri avvolgano la mia mente

come a fermare quei ricordi che mai vorrei

svanissero come nuvole spinte dal vento.

cercando affannosamente di fare ordine.

Elaboro e chiudo tutto ciò che ha oscurato il mio cammino

dando spazio a quella luce che ha illuminato

Come una macchina fotografica fermo quelle immagini

Faccio spazio nei mille pensieri

il mio percorso fino ad arrivare a te.

che mai vorrei dimenticare,

che vorrei mi accompagnassero fino al giorno in cui

tutto il mio essere darà luce al tuo cammino

Ogni volta che alzerai il tuo sguardo…  sarò sempre lì.

Ogni volta che il tuo pensiero sarà rivolto a me…  ci sarò.

Ogni volta che le tue gambe tenderanno a cedere,

guarda avanti, ci saranno sempre le mie mani tese,

Ogni volta che ascolterai il tuo cuore battere,

ci sarà anche il mio che batterà insieme al tuo.

Non arrenderti mai, non fermare mai il tuo ricordo,

continua a far scorrere dolcemente la tua penna,

l’amore che hai nel cuore è vita e le tue parole

daranno sempre luce al nostro grande amore,

diventando una stella, la tua stella.

che ti sorreggeranno.

quell’amore che và: “oltre la vita”.

                                                         Daniela Lelli


8)COME SI PUO’ CONCILIARE IL LAVORO DI INFERMIERA CON QUELLO DI ARTISTA?

E’ facile… in entrambi i casi bisogna utilizzare il cuore

9) QUALI AZIONI SONO PRODOTTE DA QUESTO COINVOLGIMENTO?

Il prodotto finale è sempre  quello … DONARE … e lo si fa tendendo una mano o parlando attraverso i

propri scritti per arrivare al cuore di chi ha bisogno di noi.


10) TRA LE TANTE ATTIVITÀ PARLA DI UN MOMENTO DI GRANDE EMOZIONE?

Sia io che Cesare abbiamo provato una profonda emozione quando abbiamo organizzato una serata a

favore della TELETHON per la ricerca delle malattie rare…ci ha emozionato ascoltare le tante

testimonianze e il contributo di tanti artisti che hanno dato , in quella serata, un pezzo del loro cuore.

11) RITIENI POSSIBILE UN LAVORO DI LETTURA PER I PAZIENTI?

Si ,se quello che leggi lancia un messaggio e non una morale, parla di amore e non di regole, parla di

sogni per continuare a credere e a lottare per  un mondo migliore.

12) QUAL’È LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE TU FAI NEL TUO LAVORO

Oggi non lavoro più come infermiera, sono in pensione , ma continuo a lanciare messaggi attraverso le

mie esperienze personali…grazie ai mie anni di lavoro nel campo sanitario posso perfezionare i progetti

che stiamo portando avanti.


13) QUALE OPERA VOSTRA TI HA DATO PIÙ PIACERE

Certamente l’ultimo romanzo scritto a quattro mani con Cesare “Via della felicità n°8” dove evidenziamo

quella che è la tematica di tutta la nostra attività artistica: l’amore che fa accettare le difficoltà e le

supera dando un senso positivo al destino, qualunque esso sia.


14) CHE COSA È UNA VITA DEDICATA ALL'ARTE?
 La voglia di guardare oltre quel muro di ostinata ignoranza d’animo, la voglia di arrivare a quella luce

che darà pace al nostro essere..UOMINI


15) IN QUALE MODO AVETE TRASFORMATO IL VOSTRO LIBRO IN MUSICAL?

Tutto è nato per un forte desiderio di non arrenderci e quindi di lanciare un  messaggio di forza d’animo e

di coraggio che solo l’amore può dare nell’affrontare le difficoltà e gli ostacoli, perfino la malattia,

messaggio di lotta per la vita in nome della vita stessa, di ricerca dell’amore in nome dell’amore stesso

che tutto illumina e risolve. Questo Musical non è il racconto di una vita ma la vita stessa che si fa

racconto.

16) COSA VORRESTI DIRE A COLORO CHE INIZIANO A SCRIVERE OGGI?

Se già scrivono ho poco da dire…hanno già capito che la chiave per un vivere migliore è quello di

imparare ad esternare le proprie emozioni…indipendentemente da come lo si fa…non bisogna partire

ambendo al desiderio di diventare grandi scrittori…ma uomini con un grande cuore.

17) QUALI SAREBBERO I PASSI PER DIVENTARE UNO SCRITTORE?

Conoscere se stessi e imparare a donare le proprie emozioni

18) COSA RIMARREBBE NELLA TUA VITA SE TU LASCIASSI LA POESIA?

Questo non potrebbe mai  succedere perché ho fatto della mia vita una poesia …una sorta di incosciente

accettazione della realtà, un vivere di sogni da rincorrere e realizzare…una sorta di incosciente

consapevolezza del mio essere che mi permetterà di arrivare al traguardo con più serenità e tutto questo

anche alla grande poesia rappresentata dal vivere in continua sintonia con il mio Cesare.


19) QUALE LIBRO SCRITTO DA TE RAPPRESENTA DI PIÙ DANIELA LELLI?

Oltre ad alcuni brevi racconti , lo scritto che più rappresenta rimane sempre “Via della felicità n° 8”, un

romanzo autobiografico che mette a nudo il mio essere, con i miei pregi, i miei difetti, con i miei errori,

con la mia grande voglia di amare e di essere amata, ma soprattutto la realizzazione di un sogno

insperato e la forza di combattere le avversità con le tue mani sempre strette alla persona che ami.

Via della felicità rappresenta quella forza che ognuno di noi ha dentro.


20) INVIACI UN MESSAGGIO.

Non smettere mai di sognare… è il dono più grande che ha l’essere umano, ti permette di avere quella

giusta forza per continuare a lottare, per continuare a credere…il desiderio continuo di raggiungere un

traguardo, piccolo o grande che sia, il desiderio continuo di donare per ricevere, un giorno, quel meritato

premio…L’AMORE…l’essere immortale  nei  ricordi di chi ti ha amata.


                                                   ---------

Grazie, Daniela!

LA VITA DI... La mia rinascita - Daniela Lelli



LA VITA DI...

La mia rinascita


Di Daniela Lelli


Il turno di notte sconvolge sempre il mio equilibrio, non riesco mai a recuperare il sonno perso; di solito l’ora tragica, se non ci sono emergenze, corrisponde alle 4/5 del mattino quando vorresti avere a disposizione un letto per tuffarti dentro anche tutta vestita.

 Durante questi momenti mi riprometto sempre, una volta arrivata a casa, di andare subito a dormire, ma poi passa l’ora critica, do le consegne alla collega, prendo il caffè ed ecco che d’incanto mi passa il sonno.

L’aria del mattino contribuisce alla ripresa e anche se mi impongo di andare a letto una volta arrivata a casa, il disordine lasciato dai miei figli mi dà la botta finale e il risveglio è totale, come se avessi dormito ore e ore. Tutto va bene se il giorno dopo sono di riposo
ma se devo fare l’altro turno di notte è tragico, cerco di riposare nel pomeriggio, anche se sobbalzo ogni tanto per l’eccessivo rumore che fanno i bambini.

I miei pensieri vengono distolti dal suono del campanello e sorrido nel vedere illuminato il numero della camera 12 occupata dalla signora Maria, una dolce e bisbetica vecchietta...sapevo che prima o poi mi avrebbe chiamata.

Con la scusa di un dolore immaginario mi vuole per chiacchierare, io l’accontento sempre, dopo tutto cosa mi costa e poi mi fa piacere esserle di aiuto, sapere che dopo una breve conversazione si addormenta tranquillamente.

- buona sera signora Maria come ha passato la giornata?

- è venuto mio figlio- mi dice sorridendo-

- bene, sarà certamente contenta

- per niente -dice assumendo la sua caratteristica espressione da vecchietta bisbetica- è venuto con mia nuora, pensa mi ha salutata appena, sembrava stesse facendo uno sforzo enorme a rimanere qui.

-forse è stata solo una sua impressione, perché non cerca di vedere il lato positivo, è venuta e questo dovrebbe rallegrarla.

-per niente! È antipatica, si crede la principessina sul pisello, deve ringraziare Dio di aver trovato un marito come mio figlio, cosa che non faccio io perché avrei voluto un’altra moglie per lui

-mia cara signora, spesso quello che vogliamo noi è diverso da quello che vogliono gli altri, sicuramente in quella ragazza suo figlio ha trovato delle doti che lei non vede, pensi solo che sono felici insieme e poi non mi ha detto lei stessa che è molto indaffarata per i preparativi del matrimonio di suo nipote?- ed ecco che al ricordo di questo evento il viso della signora Maria si rasserena di nuovo: lei adora suo nipote.

-ora cerchi di riposare, deve riprendere tutte le forze perché il giorno del matrimonio dovrà essere in forma.

-Speriamo-risponde lei-sono un po’ preoccupata per il vestito, sicuramente mi andrà largo, sono dimagrita tanto, io non capisco perché averlo voluto comprare eccessivamente in anticipo- chiaramente il rimprovero è rivolto alla nuora, ma faccio finta di niente per evitare di riaprire il discorso poi le do la buonanotte ed esco spegnendo la luce e socchiudendo la porta. Sorrido, so che ora si addormenterà, tanta era la voglia di raccontarmi che era arrivato il figlio che non si è lamentata dei dolori e non mi ha chiesto niente per alleviarli.

Faccio il giro delle camere, controllo se tutto è a posto e ritorno in medicheria, il collega che fa lo stesso turno con me è nell’altra camera e vede la televisione mentre io cerco di dare una riordinata ai carrelli della terapia.

Ben presto cambierò reparto, ho vinto il concorso da capo-sala e svolgerò questo nuovoruolo in un reparto di lunga degenza, ne sono contenta e non vedo l’ora che passino questi giorni un po’ perché finalmente avrò dei turni più regolari, e poi perché potrò finalmente cambiare alcune cose che a mio avviso non vanno bene, sono sicura che ne avrò sia le competenze che le capacità giuste e poi ho l’appoggio del capo personale che è d’accordo su come intendo gestire il reparto, del resto è stata discussione di tesi in sede di esame e credo siano state le mie idee innovative a farmi vincere a pieni voti il concorso.

Sono dieci anni che lavoro come infermiera e ho cercato sempre di migliorarmi, credo in quello che faccio ma soprattutto credo che non sia un lavoro che si possa improvvisare, sei spesso portata ad affrontare turni estenuanti, situazioni delicate dove devi cercare di
tenere a bada la tua emotività dando spazio solo alla tua professionalità. E’ un lavoro che devi sentire dentro in quanto oltre alla tecnica devi avere la capacità di comprensione empatica che certamente non ti puoi inventare, la devi avere dentro. Ecco il motivo che mi

porta spesso a non essere d’accordo su alcuni comportamenti superficiali di colleghi che non so per quale strana magia sono riusciti a prendere il diploma di infermieri.

Come sono arrivata a capire che volevo fare l’infermiera? Non sempre la scelta avviene perché hai un esempio da seguire, perché vieni consigliata dai tuoi genitori o perché è la tua unica alternativa di lavoro. 


No, non sempre è così, a volte ci arrivi per esperienza diretta, a seguito di una sofferenza profonda che ti porta a capire chi sei e cosa credi di poter essere e di poter dare.

Mentre rifletto finisco di lucidare il carrello delle medicazioni, metto in ordine i farmaci e poi mi siedo in poltrona.

Già, cosa mi ha spinto a diventare infermiera; ricordo tutto come se fosse ieri, del resto ci sono cose della tua vita che, per quanto tu voglia cancellare o chiudere in un cassetto, ritornano sempre alla mente, a volte come dei flash back, come a ricordarti la dura battaglia affrontata, come a ricordarti di non arrenderti mai...

Non ricordo di essere mai stata una bambina spensierata e serena. Fin da piccola soffrivo per il mancato rapporto con i miei genitori, per il loro egoismo e la loro poca attenzione ai miei bisogni, soprattutto affettivi. Giocavo sempre con mio fratello e i suoi amichetti e per questo ero definita da mia nonna, che viveva con noi, “un maschiaccio”. Lei adorava mia sorella, di cinque anni più piccola di me, tollerava mia fratello, non sopportava per niente
me. 


Venivo continuamente punita ed oggi posso dire che lo faceva anche per stupidaggini; la sua punizione preferita era quella di chiudermi in uno stanzino dopo avermi picchiata con un cucchiaio di legno.

Mia madre era sempre al lavoro con mio padre e mi mancava tantissimo. Negli anni, poi, ho capito che la sua scelta di vita non è stata per un’esigenza di lavoro ma per una sua incapacità ad assumere il ruolo di mamma. E’ stato molto più facile seguire come
un’ombra mio padre, accudendolo come un bambino, il suo unico bambino esigente e capriccioso. Mio padre: un uomo egoista ed egocentrico che ha fatto delle sue esigenze, di ogni genere, unica essenza della sua vita avendo la capacità di sopprimere totalmente
le personalità di chi avrebbe dovuto amare: i figli.

A diciannove anni, dopo numerose diete riuscite e non, con un inesistente rapporto con i miei genitori e una profonda solitudine, decisi che non era più il caso di andare avanti.

Mi procurai, con una ricetta sottratta a mio padre, dieci confezioni di sonniferi. Ricordo perfettamente il giorno che le tenevo nascoste tutte nella borsa e in pullman mi dirigevo verso il posto che avevo scelto con cura per attuare il mio proposito. Ero convinta che di sera nessuno mi avrebbe trovata in quel luogo sperduto ma non avevo fatto i conti con una coppietta che si era accorta di me nascosta tra gli scogli, addormentata per effetto dei farmaci, quasi del tutto in acqua; mancava poco che annegassi.

Ricordo ancora oggi lo stato d’animo che avevo quando ero su quel pullman: ero serena, mi sentivo per la prima volta in pace; sapevo che presto tutto sarebbe finito e questo mi dava un grande senso di sollievo. Quella morsa che mi contorceva lo stomaco era scomparsa, i continui pensieri che mi torturavano la mente avevano cessato di esistere, ero finalmente libera.

Quando mi sono risvegliata c’è voluto un po’ per capire dove mi trovassi: ero in rianimazione, sono stata in coma per tre giorni. Nessuno sapeva niente di me, non avevo documenti e nessuno aveva denunciato la scomparsa di una ragazza con le mie caratteristiche. 

I miei genitori avevano pensato che me ne fossi andata e se era quello che volevo non avevano niente da obbiettare. Io non rispondevo alle domande dei medici, della polizia, non mi interessavano, non mi interessava nessuno, pensavo solo a quello
che non era successo, al perché. Mi sentivo avvolta da un alone che mi distanziava da tutti e da tutto ciò che mi circondava. L’unico che non ha mai creduto a una mia fuga è stato un amico di mio fratello che,conoscendomi, sapeva che non l’avrei mai fatto senza salutarlo e così convinse gli altri a cercarmi.

Quando vennero a prendermi i miei in ospedale non fui felice perché realizzai che tutto stava per ricominciare. Poi seppi da mio padre che il giorno dopo sarei andata in un posto tranquillo; loro avevano già programmato una crociera e non potevano lasciarmi a casa da sola. A me andava bene tutto, purché lontano da loro. Ben presto mi resi conto che quello che loro chiamavano “ bel posto “ era un istituto Psichiatrico.

Sono stata ricoverata in un reparto che chiamavano infermeria, dove erano ricoverati i casi meno gravi, più gestibili: demenze senili, schizofrenie in trattamento, forme maniacali di vario tipo, e c’era una folle che aveva tentato il suicidio e non aveva più voglia di vivere.

Il mio arrivo fu accolto con molta curiosità: mi guardavano con insistenza,alcune mi toccavano ed altre mi facevano continuamente domande, sempre le stesse.

Ero seduta a terra in veranda e non mi facevo toccare da nessuno e in quella posizione mi addormentai. Solo la suora, verso sera, riuscì a portarmi a letto, un letto in un enorme camerone dove dormivano altre sette pazienti, o meglio non dormivano. 


Le notti le passavo sveglia con la paura che qualche altra paziente si avvicinasse e mi toccasse, come di solito facevano durante il giorno, ma la luce del giorno mi dava la sensazione di riuscire a difendermi mentre il buio della notte no, mi lasciava completamente indifesa e spaventata da ciò che non sapevo. La suora del reparto era tanto dolce con me e la ricordo ancora con tanto affetto. 

Durante i pasti, avendo colto il mio disagio, mi faceva mangiare in una stanzetta adibita ai suoi lavori di cucito. Questo perché non riuscivo a mangiare insieme alle altre pazienti in quanto alcune mangiavano con le mani e se qualcuna si arrabbiava, versava tutto sul tavolo e sputava, insomma non era facile accettare tutto quello che vedevo. 

Quando non c’era il dott. Eugenio, medico del reparto,
passavo le mie interminabili giornate in veranda guardando giù in cortile; affacciava sul reparto degli agitati ed io osservavo quelle donne e quegli uomini, divisi da una rete metallica; se si avvicinavano tra loro, agitandosi e facendo gesti sconci, un guardiano (alias operatore ) era pronto ad intervenire con una pompa bagnandoli con acqua fredda.

Spesso mi domandavo se anch’io, un giorno, sarei andata a finire in quel reparto, comportandomi come loro, se anch’io un giorno sarei stata trattata in quel modo disumano.

Il dott. Eugenio cercava di scuotermi, di farmi parlare, di farmi uscire da quel guscio nel quale mi ero rinchiusa. Con il passare delle settimane e con il suo aiuto ho iniziato piano piano a guardarmi intorno con meno diffidenza, ho iniziato ad osservare con più interesse ciò che mi circondava. Mi ricordo di Franca, una ragazza schizofrenica, che passava quasi tutto il giorno a cantare incitandomi continuamente a farlo con lei e dato che innervosiva le
altre pazienti veniva continuamente messa a tacere dalle operatrici anche in malo modo, allora si sedeva vicino a me in veranda e cantava sottovoce; c’era una donna della quale non ricordo più il nome, mi chiedeva spesso di leggerle il suo libro porgendomi le mani

vuote; io non sapevo cosa dire e lei si arrabbiava. Quando ho imparato a non avere più paura di lei e mi chiedeva di leggere il suo libro, bastava che le dicessi qualsiasi cosa e lei andava via tutta felice. Ed ecco il ricordo di Carolina che sembrava una piccola monella cresciuta e faceva quello che non doveva fare, compreso spogliarsi e poi ti guardava sorridendo, tutta felice, proprio come fanno i bambini. 


Fu proprio lei a farmi ridere per la prima volta. Dopo averne combinato una delle sue, l’operatrice e la suora cercavano di
prenderla ma lei si nascondeva dietro qualsiasi cosa e ridendo diceva “ cucu dove sono ?

“.Questo trambusto fece innervosire alcune pazienti, e così Carolina, messa alle strette e non sapendo più dove nascondersi, quella volta prese la sua scarpa, se la mise davanti agli occhi e ridendo disse “ cucu dove sono ?”. Io iniziai a ridere fragorosamente e tutte le altre con me, compreso la suora, allentando così la tensione che si era venuta a creare.

Con il tempo ho realizzato che a loro bastava poco, una parola dolce, un sorriso, una carezza, un po’ di attenzione; ho realizzato che non bisognava aver paura di loro in quanto non si può avere paura di chi soffre e che l’alternativa all’aggressione è la comprensione.

Quelle persone tanto sfortunate avevano bisogno di avere al loro fianco persone professionalmente capaci e dotate di una grande carica di umanità. 


Loro avevano capito che ero cambiata, si avvicinavano senza avere più il timore di spaventarmi, di disturbarmi, non mi chiedevano più scusa quando si avvicinavano. Per Franca ero diventata la sua dottoressa.

Passavo molto tempo con il dott. Eugenio, lui voleva che uscissi al più presto da lì. E’ stato fin dall’inizio contrario al mio ricovero ma quando realizzò che, comunque, per me ci sarebbe stato solo un Istituto Psichiatrico, preferì tenermi con lui.

Dopo quasi cinque mesi sono uscita e si sono chiusi i cancelli alle mie spalle, ma ho iniziato di nuovo ad avere tanta paura. Ormai lì mi sentivo al sicuro, protetta, tante persone credevano in me, persone diventate amiche; come potevo ritornare in quel mondo
ostile? Eppure il dott. 


Eugenio mi ha catapultata fuori perché era ora che affrontassi il mondo esterno, più rimanevo e più sarebbe stato difficile uscire da quel mondo che mi stava proteggendo. I primi giorni sono stati difficilissimi e mi chiedevo perché, mi sentivo abbandonata non sapevo cosa fare, poi ho iniziato a pensare a loro e ho capito che non mi dovevo arrendere, che il mio nuovo percorso di vita stava incominciando proprio in quel momento e che dovevo assolutamente prefiggermi un obbiettivo importante per me e per tutti quelli che avevano creduto in me. Così mi iscrissi al corso di infermiera professionale.

Questa scelta, in un momento particolare della mia vita, non è stato un rifugio alla sofferenza ma una decisione ben ponderata, un obbiettivo da raggiungere, consapevole di quello che dovevo fare e come avrei dovuto farlo.

Chiudo il cassetto dei mie ricordi e con un sospiro ed un sorriso rispondo al mio collega accettando la tazzina di caffè che mi sta offrendo -a cosa stavi pensando?- mi chiede- sembravi in trans, ti ho dovuto chiamare due volte, mi stavo quasi preoccupando.


Lo guardo e gli sorrido -a un pezzo della mia vita- gli rispondo

-deve essere stato qualcosa di veramente importante

-si, è stato l’inizio della mia vera vita...

Guardare avanti oltre quel muro che sbarra i tuoi pensieri non è facile,dare una risposta alle tue mille domande è quasi impossibile perché alla fine ti rendi conto che molte domande non hanno risposta. Ti rendi conto che il dolore è tuo, non è condiviso, non è
capito, non è accettato. Io ho avuto la possibilità di vedere quella lucina accesa che ne ha illuminato il sentiero, ho avuto la fortuna di vedere e sentire il calore di tante mani tese, quelle mani che di solito ci sono ma che a volte non vediamo perché sprofondati nel nostro stesso dolore. Ecco che quelle mani tese mi sono servite per rialzarmi, uscire, camminare e accettare una realtà che solo io potevo modificare perché era... la mia vita
.

Homenagem a José Luiz Pires (por Rosana Nóbrega)




Homenagem a José Luiz Pires
(por Rosana Nóbrega)
J uventude no palavrear
O perador de magias
S empre pronto a modelar
E speranças e alegrias
L utador por grandes ideais
U topias analisadas à parte
I libadas condutas e geniais
Z ueiras com a sua arte
P oeta de grande talento
I novador em sua criação
R acional, mostra seu intento
E smera-se nas letras
S ensibilizador na sua intenção.

Rosana Nóbrega

terça-feira, 3 de fevereiro de 2015

Vitrine intervista Daniela Lelli




1) CHI È DANIELA LELLI?

Daniela Lelli nasce a Roma il 12 ottobre 1954 lavora per anni come infermiera, inizia a scrivere brevi racconti che rappresentano sempre parte di un suo vissuto e che  riescono ad esorcizzare i suoi momenti di solitudine interiore. Ama declamare le poesie di Cesare che riescono ad arrivare al cuore di tutti con semplicità, come un discorso aperto, creando una magica fusione tra musica e poesia. Il suo grande amore per Cesare la porta a combattere  quotidianamente una malattia devastante come l’Alzheimer…infatti grazie all’amore di Cesare e alle attività condivise  riesce a mantenere allenata la sua mente ritardandone i processi degenerativi.

2) QUALI SONO I LIBRI CHE HAI PUBBLICATO?


Ho iniziato a scrivere brevi racconti arrivando a vincere vari concorsi per poi scrivere con il mio compagno

Cesare Natale due romanzi a quattro mani:

-L’AMORE OLTRE LA VITA e VIA DELLA FELICITA’N°8


3) OLTRE AI LIBRI QUALI ALTRE ATTIVITÀ HAI IN CORSO?

Oltre a scrivere io e Cesare portiamo avanti, con la nostra associazione Falanthra eventi culturali

itineranti “Quando la poesia diventa spettacolo” e in più un progetto di solidarietà a favore

dell’Alzheimer…una malattia  che vede crescere a dismisura la  percentuale di casi. Il nostro intento

insieme alla nostra Associazione Culturale Onlus Falanthra e in collaborazione di medici  e operatori competenti è quello di aprire un caffè Alzheimer che noi chiameremo “Alzheimer più”che ha l’intento di aiutare sia l’ammalato a mantenere il più a lungo le sue funzioni cognitive sia chi gli sta vicino ad accettare con serenità ma senza rassegnazione il suo stato, indirizzando entrambi verso comportamenti più idonei.

Riteniamo che, insieme a tutti gli amici artisti (pittori, scrittori, poeti, cantanti, musicisti, attori, stilisti),
potremo dare voce a “Chi vive nel silenzio” perché rimaniamo sempre della convinzione che, un artista sa meglio descrivere e trasmettere emozioni e sentimenti come l’amore e l’amicizia.

4) QUALE AUTORE HAI COME GUIDA?


Ho amato fin da subito J.Prevert…figura poliedrica capace di donare  il suo amore arrivando dritto al cuore di chi lo legge …un amore limpido , sofferto e tormentato ma mai abbandonato, l’amore come unica salvezza per l’essere umano…un uomo dall’animo nobile ma ribelle, amante della vita ma capace di contestarla.
5) COM’E’ IL MERCATO LETTERARIO?

Non c’è  la cultura della lettura, una pecca della nostra scuola che dovrebbe abituare gli alunni fin da piccoli.

6) QUALI FRUTTI HA PORTATO IL SUO CONTATTO CON IL BRASILE?


Senz’altro la conoscenza con altre realtà , altri modi di vivere ma che alla fine  sono simili perché  uniti tutti da un unico obbiettivo…DONARE…. Infatti attraverso lo scambio dei nostri scritti emerge sempre la parola …PACE.

7) C'È UNA POESIA CHE HA SEGNATO LA TUA VITA?

La poesia che ha dato una svolta alla mia vita è stata quella che mi ha scritto Cesare e che è diventata il nostro simbolo…”COME IL SOLE E LA LUNA”    

    


Come il sole e la luna

Quanto ti ho cercata negli spazi immensi della vita,

quanto ho inseguito il tuo amore,

quante volte ho gridato al vento il tuo nome

sperando tu potessi sentirmi!

Sono sicuro che da qualche parte tu ci sia

perché l’amore che ho nel mio cuore è troppo grande

da tenere tutto per me,

sono sicuro che un giorno la distanza che ci separa

sarà solo il tempo che ci mette un ti amo

partito dal pensiero ad arrivare al cuore,

sono sicuro che sarai tu l’arcobaleno

che toglierà per sempre la pioggia dal mio cuore,

e anche se siamo distanti, e ci inseguiamo

come il giorno e la notte, come il sole e la luna

ci incontreremo nel cielo

e tutti vedranno il nostro amore.
                        
Cesare Natale

LA TUA STELLA

Ad occhi chiusi Lascio scorrere il tempo,
lascio che i pensieri avvolgano la mia mente
come a fermare quei ricordi che mai vorrei
svanissero come nuvole spinte dal vento.
Faccio spazio nei mille pensieri
cercando affannosamente di fare ordine.
Elaboro e chiudo tutto ciò che ha oscurato il mio cammino
dando spazio a quella luce che ha illuminato
il mio percorso fino ad arrivare a te.
Come una macchina fotografica fermo quelle immagini
che mai vorrei dimenticare,
che vorrei mi accompagnassero fino al giorno in cui
tutto il mio essere darà luce al tuo cammino
diventando una stella, la tua stella.
Ogni volta che alzerai il tuo sguardo…  sarò sempre lì.
Ogni volta che il tuo pensiero sarà rivolto a me…  ci sarò.
Ogni volta che le tue gambe tenderanno a cedere,
guarda avanti, ci saranno sempre le mie mani tese,
che ti sorreggeranno.
Ogni volta che ascolterai il tuo cuore battere,
ci sarà anche il mio che batterà insieme al tuo.
Non arrenderti mai, non fermare mai il tuo ricordo,
continua a far scorrere dolcemente la tua penna,
l’amore che hai nel cuore è vita e le tue parole
 daranno sempre luce al nostro grande amore,
quell’amore che và: “oltre la vita”.
                    
 Daniela Lelli


8)COME SI PUO’ CONCILIARE IL LAVORO DI INFERMIERA CON QUELLO DI ARTISTA?

E’ facile… in entrambi i casi bisogna utilizzare il cuore

9) QUALI AZIONI SONO PRODOTTE DA QUESTO COINVOLGIMENTO?

Il prodotto finale è sempre  quello … DONARE … e lo si fa tendendo una mano o parlando attraverso i propri scritti per arrivare al cuore di chi ha bisogno di noi.

10) TRA LE TANTE ATTIVITÀ PARLA DI UN MOMENTO DI GRANDE EMOZIONE?

Sia io che Cesare abbiamo provato una profonda emozione quando abbiamo organizzato una serata a favore della TELETHON per la ricerca delle malattie rare…ci ha emozionato ascoltare le tante
testimonianze e il contributo di tanti artisti che hanno dato , in quella serata, un pezzo del loro cuore.

11) RITIENI POSSIBILE UN LAVORO DI LETTURA PER I PAZIENTI?

Si ,se quello che leggi lancia un messaggio e non una morale, parla di amore e non di regole, parla di

sogni per continuare a credere e a lottare per  un mondo migliore.

12) QUAL’È LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE TU FAI NEL TUO LAVORO?

Oggi non lavoro più come infermiera, sono in pensione , ma continuo a lanciare messaggi attraverso le mie esperienze personali…grazie ai mie anni di lavoro nel campo sanitario posso perfezionare i progetti che stiamo portando avanti.

13) QUALE OPERA VOSTRA TI HA DATO PIÙ PIACERE?

Certamente l’ultimo romanzo scritto a quattro mani con Cesare “Via della felicità n°8” dove evidenziamo quella che è la tematica di tutta la nostra attività artistica: l’amore che fa accettare le difficoltà e le supera dando un senso positivo al destino, qualunque esso sia.

14) CHE COSA È UNA VITA DEDICATA ALL'ARTE?

 La voglia di guardare oltre quel muro di ostinata ignoranza d’animo, la voglia di arrivare a quella luce che darà pace al nostro essere..UOMINI

15) IN QUALE MODO AVETE TRASFORMATO IL VOSTRO LIBRO IN MUSICAL?

Tutto è nato per un forte desiderio di non arrenderci e quindi di lanciare un  messaggio di forza d’animo e di coraggio che solo l’amore può dare nell’affrontare le difficoltà e gli ostacoli, perfino la malattia, messaggio di lotta per la vita in nome della vita stessa, di ricerca dell’amore in nome dell’amore stesso che tutto illumina e risolve. Questo Musical non è il racconto di una vita ma la vita stessa che si fa racconto.

16) COSA VORRESTI DIRE A COLORO CHE INIZIANO A SCRIVERE OGGI?

Se già scrivono ho poco da dire…hanno già capito che la chiave per un vivere migliore è quello di imparare ad esternare le proprie emozioni…indipendentemente da come lo si fa…non bisogna partire ambendo al desiderio di diventare grandi scrittori…ma uomini con un grande cuore.

17) QUALI SAREBBERO I PASSI PER DIVENTARE UNO SCRITTORE?

Conoscere se stessi e imparare a donare le proprie emozioni

18) COSA RIMARREBBE NELLA TUA VITA SE TU LASCIASSI LA POESIA?

Questo non potrebbe mai  succedere perché ho fatto della mia vita una poesia …una sorta di incosciente accettazione della realtà, un vivere di sogni da rincorrere e realizzare…una sorta di incosciente

consapevolezza del mio essere che mi permetterà di arrivare al traguardo con più serenità e tutto questo anche alla grande poesia rappresentata dal vivere in continua sintonia con il mio Cesare.

19) QUALE LIBRO SCRITTO DA TE RAPPRESENTA DI PIÙ DANIELA LELLI?

Oltre ad alcuni brevi racconti , lo scritto che più rappresenta rimane sempre “Via della felicità n° 8”, un romanzo autobiografico che mette a nudo il mio essere, con i miei pregi, i miei difetti, con i miei errori, con la mia grande voglia di amare e di essere amata, ma soprattutto la realizzazione di un sogno insperato e la forza di combattere le avversità con le tue mani sempre strette alla persona che ami.

Via della felicità rappresenta quella forza che ognuno di noi ha dentro.

20) INVIACI UN MESSAGGIO.

Non smettere mai di sognare… è il dono più grande che ha l’essere umano, ti permette di avere quella giusta forza per continuare a lottare, per continuare a credere…il desiderio continuo di raggiungere un traguardo, piccolo o grande che sia, il desiderio continuo di donare per ricevere, un giorno, quel meritato
premio…L’AMORE…l’essere immortale  nei  ricordi di chi ti ha amata.



Daniela Lelli, grazie!